Disturbi del comportamento

Disturbi del comportamento in età evolutiva

Nel DSM-5, i disturbi del comportamento sono classificati nella categoria dei Disturbi da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta,  categoria piuttosto ampia che riguarda problemi di regolazione emotiva e comportamentale, manifestazioni di aggressività, violenza e forte litigiosità. Sono presenti elevati livelli di rabbia ed impulsività. Le condotte sfidano l’autorità e le norme sociali, violano i diritti altrui. Queste condizioni vengono spesso indicate con il termine disturbi esternalizzanti, poiché il disagio viene espresso all’esterno attraverso comportamenti rabbiosi che impattano su altre persone; questo li differenzia dai disturbi internalizzanti (come l’ansia e la depressione), caratterizzati da un vissuto interiore di disagio che viene diretto verso di sé e difficilmente causa conflitti con gli altri.

In particolare, si  parlerà del Disturbo Oppositivo Provocatorio e del Disturbo della Condotta.

 

L’eziologia di entrambi i disturbi è probabilmente una complessa interazione di fattori genetici e ambientali. Tra i primi rientrano alcuni marker neurobiologici e familiarità del disturbo, a cui si possono sommare fattori temperamentali come una scarsa regolazione emotiva. Infine, tra i fattori ambientali sono comuni pratiche educative rigide, incoerenti o negligenti  e storie di uso/abuso di alcool o sostanze da parte dei genitori. Generalmente esordiscono durante l’infanzia o l’adolescenza e sono più comuni nei maschi. 

 

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è dato da un pattern frequente di umore collerico e  irritabile, comportamento polemico, provocatorio o vendicativo. Dato che la pervasività dei sintomi è un indicatore della gravità del disturbo (lieve, moderata o grave), è fondamentale che il comportamento venga valutato rispetto a più ambiti e in più situazioni relazionali. Per poter fare la diagnosi, seguendo i criteri diagnostici del DSM-5, devono essere presenti almeno 4 sintomi nei 6 mesi precedenti la valutazione. La persistenza e la frequenza dei sintomi dovrebbe andare oltre quanto è considerato normale per età, genere e cultura dell’individuo. La persona con il DOP ha interazioni problematiche con gli altri, è sfidante e cerca di suscitare irritazione. Si arrabbia facilmente e per futili motivi e reagisce in modo eccessivo arrivando spesso a litigare. E’ ostile all’autorità e alle regole e tende a manifestare il proprio disappunto opponendosi e vendicandosi. 

Spesso il DOP precede lo sviluppo del Disturbo della Condotta e può esserci comorbilità con Disturbi d’ansia e depressivo maggiore.

 

Nel Disturbo della Condotta, invece, si riscontra uno schema ricorrente o persistente di comportamento che viola i diritti degli altri, le principali norme o le regole sociali per i bambini di pari età. Bambini o adolescenti con disturbo della condotta provano scarsa empatia e mancano di sensibilità verso i sentimenti ed il benessere degli altri e a volte percepiscono erroneamente l’atteggiamento degli altri come minaccioso. Essi possono agire aggressivamente, comportarsi da bulli o minacciare gli altri. Non tollerano la minima frustrazione, sono in genere spericolati e violano le regole e i divieti familiari.

Sono previsti 2 sottotipi di questo disturbo in base all’età di esordio: esordio nell’infanzia (prima dei 10 anni) e con esordio nell’adolescenza (dai 10 anni in poi).

Tendenzialmente i comportamenti problematici differiscono tra i sessi: i maschi sono portati alla rissa, al furto e al vandalismo; le femmine sono propense alla menzogna, alla fuga e alla prostituzione. Entrambi i sessi hanno una maggiore probabilità di usare e abusare di sostanze stupefacenti e di avere difficoltà a scuola.

 

Vista la pervasività dei comportamenti problematici e l’impatto significativo nelle relazioni e nella quotidianità, è necessario per bambini e ragazzi con disturbi del comportamento, attivare tempestivamente un intervento multimodale che comprenda non solo il trattamento psicoterapeutico individuale, ma anche il coinvolgimento della famiglia (parent training) e degli insegnanti (teacher training). In questo modo da un lato si forniscono al bambino o ragazzo gli strumenti per regolare in modo funzionale le proprie emozioni, dall’altro si interviene sugli ambienti di vita per prevenire i comportamenti problematici ed evitare di rinforzarli. 

Tra gli interventi più riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, c’è il Coping Power Program (J. Lochman, 1990): si tratta di un protocollo di trattamento cognitivo comportamentale specifico per i disturbi del comportamento che prevede incontri in piccoli gruppi, sia per i bambini che per i genitori. 

Gli obiettivi di questo intervento sono:

  • Incrementare la capacità di controllare la rabbia attraverso la modulazione dei segnali del corpo, dei pensieri e dei comportamenti;
  • Sviluppare le capacità relazionali con i pari;
  • Stimolare la comprensione e l’accettazione del punto di vista dell’altro;
  • Migliorare la comunicazione familiare e favorire la condivisione di regole e obiettivi nella relazione genitore-figli.