Attualmente con il termine Dipendenze patologiche ci si riferisce ai disturbi correlati a sostanze e, in particolar modo, a 10 classi di sostanze differenti: alcool; caffeina; tabacco; cannabis; allucinogeni; feniciclidina e sostanze simili; inalanti; oppiacei; sedativi, ipnotici e ansiolitici; stimolanti. Tuttavia, più comunemente, ci si riferisce al termine dipendenze patologiche anche per indicare la dipendenza dal gioco d’azzardo e le dipendenze relazionali. A prescindere dall’oggetto della dipendenza, il circuito cerebrale coinvolto e le implicazioni psicologiche e sociali sembrerebbero essere gli stessi.  In particolar modo, giocherebbe un ruolo fondamentale il circuito dopaminergico della ricompensa e si riscontrerebbe una compromissione significativa nel funzionamento sociale dettata dal fatto che gran parte del tempo quotidiano verrebbe speso nel desiderare intensamente l’oggetto della dipendenza, nella ricerca attiva e negli effetti che a questa si assocerebbero.

I trattamenti validati scientificamente per tale probematica sono:

Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) si è dimostrata efficace nel trattamento delle dipendenze da sostanze e delle dipendenze comportamentali. Questa si concentra sulla modifica di pensieri negativi disfunzionali che poi portano all’assunzione di sostanze o all’uso problematico di un oggetto da cui si sviluppa dipendenza (slot machine, shopping, internet..). I pensieri negativi sono solitamente dei pensieri negativi su di sé, sugli altri e sul mondo che generano sofferenza e che la persona tenta di ridurre con il comportamento patologico (la dipendenza). L’obiettivo della CBT è quello quindi di rendere critica la persona su tali pensieri, modificarli e apprendere strategie comportamentali più funzionali per gestire le emozioni negative.

Terapia Dialettico Comportamentale (DBT) (Linehan 1991) è stata ri-adattata per il trattamento delle dipendenze patologiche. Questo trattamento prevede l’acquisizione di abilità comportamentali funzionali per gestire i momenti in cui la persona è a rischio di assunzione della sostanza o di mettere in atto il comportamento problematico da cui dipende. A differenza della CBT più tradizionale la DBT propone anche una serie di tecniche (esempio la mindfulness) legate all’aumento dell’attenzione consapevole che aumentano la capacità della persona di guidare la propria attenzione sull’esperienza presente portandolo alla consapevolezza rispetto alla gamma di scelte che ognuno può mettere in atto.

Terapia basata sulla Mindfulness applicata anche alle dipendenze patologiche, che ha lo scopo di promuovere e favorire maggiore consapevolezza dei trigger legati all’uso di sostanze, agli schemi abituali implicati nei comportamenti di dipendenza e delle reazioni “da pilota automatico” che portano a mettere in atto comportamenti disfunzionali di uso e abuso.

Modello Trifasico (Caselli & Sapda) delle dipendenze patologiche, in corso di sperimentazione,  che fa riferimento alla cornice teorica della Terapia Metacognitiva (Wells) e che approfondisce alcuni meccanismi che si sono dimostrati tipici nella persona che sviluppa una dipendenza patologica. Precisamente questo intervento mira a ridurre:

  1. Pensieri positivi e negativi che la persona ha rispetto alla sua dipendenza patologica, che la aumentano e la mantengono nel tempo (es. bere mi è utile per essere più sciolto, fumare mi serve per aumentare la concentrazione, etc.);
  2. Meccanismi psicologici, come il rimuginio, che la persona mette in atto e che portano all’escalation delle emozioni negative che aumentano poi l’urgenza di mettere in atto il comportamento problematico per ridurre lo stress; oppure come il pensiero desiderante, che è il meccanismo che attiva e fa aumentare il desiderio dell’oggetto desiderato a cui la persona poi non riesce più a resistere.